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Torna il tour alla scoperta dei borghi più belli dove lavorare in remote working

Le nuove pratiche di lavoro agile fanno riscoprire i borghi italiani come destinazione dove fare remote working.

Le nuove pratiche di lavoro agile fanno riscoprire i borghi italiani come destinazione di smart workers.

Il remote working è ormai un cambiamento sociale assodato che ha messo il “vivere da remoto” al centro di scelte organizzative aziendali o individuali. Dopo la pandemia operare da remoto è diventata la nuova normalità, capace di conferire ai lavoratori più autonomia, flessibilità e una buona dose di fiducia. Al punto che moltissimi oggi si dicono riluttanti a fare marcia indietro, tanto che queste persone spesso prendono in considerazione lasciare la città per un ritorno ai territori. 

Il mio progetto VAN Working, lanciato nel 2021, ha raccontato storie e persone impegnate nel progresso del territorio. Ecco che nel 2022 torna il suo reportage - patrocinato dalla Commissione Europea e dall’ANCI - che ha dato voce a rappresentanti delle istituzioni e dell’imprenditoria, tutti impegnati a costruire valore per i lavoratori del futuro insieme alla scoperta di territori nelle loro specificità culturali, dall’arte alla gastronomia. Insieme a lui - su e giù per l’Italia alla scoperta dei borghi più idonei dove poter lavorare a distanza - il protagonista è un VAN attrezzato a ufficio mobile. 

Un viaggio da Nord a Sud che mi ha portato a Cerignale, Bobbio, Santarcangelo di Romagna, Montegrimano, Montefabbri, Loro Ciuffenna, Santa Fiora, Radicondoli, San Casciano dei Bagni, Cortona, Campiglia Marittima, Sutera, Mussomeli, Gangi, Lascari, Nicosia, Sambuca di Sicilia, Sciacca, Montalbano Elicona, Petralia Sottana, Roccapalumba, Valledolmo, Bompietro, Matera, Gubbio, Nicotera, Ètroubles, Saint - Pierre,  Fénis, Courmayeur, Canè, Calceranica al Lago, Borgo Valsugana, Camogli, Moneglia, Gradara e Torrioni.

Qui un contro-fenomeno contrasta la necessità di molte persone a migrare nelle grandi città per lavoro, spostando economia e consumi nei grandi centri, in un progressivo depauperamento di capitale umano e materiale dei territori di origine. Un patrimonio storico che però può ritrovare vita grazie alle nuove tecnologie, che consentono di vivere e lavorare in queste piccole realtà e al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede un programma per il ripopolamento di borghi e aree rurali. 

Del tour 2021 qual è il report? Su 36 borghi visitati in 14 di questi ho parlato con l’amministrazione; uno, indipendentemente dalla mia visita, ha avviato un progetto di realizzazioni coworking per ospitare i lavoratori a distanza; 9 hanno dimostrato interesse, post incontro, con l’impegno a realizzare strutture ricettive per i lavoratori a distanza; 2 dopo la dimostrazione di interesse hanno poi realizzato uno spazio dedicato a coloro che desiderano avere un ambiente in cui lavorare; 5 sono quelli che s’impegneranno nel creare un progetto più strutturato per diventare siti idonei per i lavoratori a distanza; 6 sono concentrati a trasformare l’intero borgo in un sito di attrazione turistica, incrementando l’indotto del lavoro sul turismo. Tuttavia, ben 17 borghi soffrono il problema logistico, essendo distanti da servizi di prima necessità, soprattutto sanitari e ben 24 hanno il problema della distanza da strutture scolastiche.

Circa il 30% di questi borghi sono concentrati nel Sud Italia, hanno difficoltà di bilancio per investire in progetti non ordinari e l’80% soffre del fenomeno di spopolamento. Ad ogni odo, tutte le amministrazioni comunali incontrate hanno apprezzato molto l’incontro e la consulenza da me offerta. Con questo progetto voglio “concretamente” aiutare le amministrazioni locali nel “ripensare” e costruire un nuovo concetto di borgo. Un’ideale “schiaffo” alle politiche complesse e le manovre applicate per offrire carburante economico ai luoghi, lasciati poi a sé stessi senza linee guida accuratamente studiate.

Così il fondo PNRR non sia l’ennesima speculazione volta a creare strutture che, dopo qualche anno, senza fondi di mantenimento, diventeranno cattedrali nel deserto! È inutile impegnarci nel worklife balance applicando il remote working - con la possibilità di trasferirsi, anche temporaneamente, in luoghi più genuini e non contaminati dall’urbanizzazione - se poi i luoghi rendono difficile questo equilibrio. I borghi di oggi, con i loro servizi, si sono sclerotizzati per offrire servizi all’attuale cittadino over 60 e non rispondono alle esigenze dei cittadini urbani.

Ma stiamo assistendo a una grande trasformazione, sarà bene l’Italia si adegui, lo sanno bene i tanti digital nomads che hanno abbandonato le città, professionisti mobili, creativi e indipendenti che hanno fatto del digitale la propria casa, così da poterla trasferire ogni volta in un luogo diverso. 

Adesso sono di nuovo in partenza per il VAN Work 2022, non vi resta che seguirmi per questo nuovo viaggio alla scoperta dei borghi più belli dove fare remote working!

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Torna il tour alla scoperta dei borghi più belli dove lavorare in remote working

Samuel Lo Gioco

AUTORE

Carismatico, pragmatico e, sempre più spesso, diplomatico. Ossessionato dall’ottimizzazione dei processi lavorativi per aziende e persone, è diventato un professionista dello Smart Working e della gestione del Team. Lo trovate sempre online su tutti i canali social, il suo tempismo di risposta non ha concorrenza.

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