Forse non saremo ancora ai livelli americani, ma il messaggio è chiaro anche in Italia: l’Intelligenza Artificiale sta ridisegnando il mondo del lavoro, a partire proprio dai giovani e dai ruoli entry-level.Chi entra oggi nel mercato del lavoro non può più accontentarsi di “imparare facendo”: le aziende si aspettano valore umano fin da subito. Questo articolo è un invito a ripensare radicalmente il modo in cui si costruisce una carriera, oggi.
I lavori entry-level stanno lentamente scomparendo, mentre i neolaureati faticano a farsi assumere in un numero sempre più ridotto di posizioni aziendali. L’intelligenza artificiale sta rapidamente conquistando il mondo del lavoro, e i giovani professionisti dovranno adattarsi a un nuovo modo di lavorare – e di pensare – per distinguersi davvero.
L’AI non è più solo una parola alla moda nel gergo aziendale: in ogni settore e ruolo, le imprese stanno integrando strumenti di intelligenza artificiale per ottimizzare l’efficienza e accelerare i risultati.
Questo cambiamento è particolarmente evidente – e urgente – nei lavori di primo livello. Questi ruoli rappresentavano un tempo la base su cui costruire una carriera: permettevano ai giovani di acquisire esperienza, fiducia e competenze per diventare futuri leader. Ma oggi quella base si sta sgretolando. Ciò che una volta era considerato l’accesso privilegiato al mondo del lavoro è ora automatizzato, snellito o eliminato del tutto.
Anche i grandi nomi del settore stanno lanciando l’allarme. Il CEO di Amazon, Andy Jassy, ha riconosciuto che gli agenti AI sostituiranno ampie porzioni della forza lavoro. Aneesh Raman, Chief of Economic Opportunity di LinkedIn, ha avvertito pubblicamente che l’AI minaccia proprio quei gradini della scala professionale su cui i giovani hanno sempre contato.
Ma quindi, che fare?
Anche se il numero di posti di lavoro per i giovani è in calo, il mercato non è morto. È cambiato il modo in cui i giovani possono avere successo – e come possono emergere.
Nell’economia accelerata dall’AI, il valore di un lavoratore non si misura più su quanto bene esegue istruzioni, ma su quanto sa pensare fuori dagli schemi. Se prima i giovani erano impiegati in ruoli ripetitivi e operativi per imparare osservando, oggi quelle attività base sono gestite dalla tecnologia – che non ha bisogno né di tutoraggio né di assistenza sanitaria.
Le funzioni essenziali di un’azienda possono essere svolte da un algoritmo. Il trucco, per chi cerca lavoro oggi, è imparare quelle funzioni ma allo stesso tempo offrire un valore umano, quello che l’intelligenza artificiale non può replicare: creare, connettere, pensare strategicamente, guidare.
L’AI non sta rubando tutti i lavori. Sta eliminando le componenti prevedibili e a basso valore aggiunto. Il compito del lavoratore moderno – soprattutto se giovane – è mostrare come può connettere competenze e settori al di fuori di ciò che è già automatizzabile. Ottimizzare le performance e guidare gli obiettivi strategici restano sfide umane.
I CV del futuro
I curricula oggi non devono più puntare su quante funzioni Excel si conoscono o quanti linguaggi di programmazione si sono studiati, ma sulle qualità umane che non possono essere emulate da un algoritmo:
- Pensiero creativo: l’AI genera output, ma non sa creare visioni. Gli esseri umani restano gli architetti delle idee.
- Giudizio critico: l’AI non capisce le sfumature. Serve l’intuito umano per valutare etica, contesto e rilevanza.
- Fluenza digitale: chi sa “parlare la lingua” della tecnologia sa anche come guidarla e correggerla.
- Ascolto empatico: l’AI può costruire mondi digitali, ma solo l’intelligenza emotiva può assicurare che siano davvero utili alle persone.
- Iniziativa: chi ha successo è chi anticipa, non chi aspetta istruzioni.
Queste qualità sono sempre state apprezzate, ma oggi non sono più un “bonus”. Sono un requisito.
Un esempio concreto
Prendiamo un giovane marketer. Un tempo il suo lavoro era settare una campagna online: definire pubblico, messaggio e tempi. Oggi l’AI può fare tutto questo in metà tempo. Può persino suggerire messaggi più efficaci grazie a enormi dataset.
Ma non può decidere se quella campagna è davvero una buona idea. Non comprende i valori di un brand. Serve una persona umana con spirito critico, creatività e competenze digitali per interpretare l’AI, guidarla, verificarne i risultati.
Lo stesso vale in ambito HR, operations, finanza, logistica. Ogni funzione è ridefinita dall’automazione, ma solo gli esseri umani possono garantire che il risultato sia coerente con lo scopo, la cultura e l’impatto desiderato.
I giovani che iniziano oggi devono pensare più in grande. Non eseguono task: curano risultati. Non sono più il backstage. Sono i direttori d’orchestra. L’AI è solo uno degli strumenti.
Lavorare oggi: un continuo aggiornamento
Questa transizione richiederà un costante adattamento, soprattutto per i lavoratori del mondo “white collar”. Sarà necessario rivalutare continuamente le proprie competenze, essere pronti a muoversi lateralmente o accettare ruoli meno pagati per imparare qualcosa di nuovo sull’AI e restare al passo.
Ma questa tenacia è tutta umana. Restare curiosi, umili – e soprattutto umani – sarà la chiave per restare rilevanti.
Il futuro appartiene a chi ha il coraggio di abbracciarlo.