Quando si parla di lavoro da remoto in Europa, spesso si pensa ai paesi nordici come modelli di riferimento. Eppure, i dati più recenti di LinkedIn incoronano l’Irlanda come il vero leader: 9,8% dei ruoli pubblicati sono completamente da remoto, quasi il doppio della media europea del 5,2%.
Non solo. L’Irlanda si piazza seconda nell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) per disponibilità di posizioni ibride: 31,3% delle offerte, cinque punti sopra la media continentale. In altre parole, un terzo del mercato del lavoro irlandese è già strutturato per modalità flessibili.
Un mercato del lavoro “stretto” e competitivo
Il contesto aiuta a capire il fenomeno: in Irlanda ci sono 3,4 offerte di lavoro ogni dieci candidati, il terzo mercato più “tirato” in Europa dopo Germania e Paesi Bassi. In un ambiente così competitivo, le aziende devono differenziarsi per attrarre competenze, e la flessibilità diventa una leva strategica, non un benefit opzionale.
Il “mismatch” della domanda
Eppure, anche in un Paese così avanzato, la domanda supera l’offerta. Per ogni posizione da remoto si registrano più del doppio delle candidature rispetto ai ruoli tradizionali. Il messaggio è chiaro: i professionisti irlandesi vogliono lavorare da remoto più di quanto il mercato sia ancora in grado di offrire.
Remote vs. Hybrid: due modelli, un’unica direzione
Nei dati, LinkedIn distingue tra “remote” (lavoro completamente fuori ufficio) e “hybrid” (lavoro misto). In Irlanda entrambi i modelli crescono, ma il vero salto culturale è nell’accettazione dell’idea che il lavoro non è più un luogo fisico.
E in Italia?
L’Italia è ancora lontana da queste percentuali. Le offerte di lavoro completamente da remoto restano marginali e spesso limitate al settore IT o a ruoli altamente specializzati. Le posizioni ibride stanno aumentando, ma spesso si tratta di compromessi (2-3 giorni in ufficio) più che di un vero ridisegno organizzativo.
Il caso irlandese dimostra però che la flessibilità non è solo un tema di work-life balance, ma anche di attrattività del mercato del lavoro. In un’epoca in cui il talento può scegliere dove e per chi lavorare, le aziende che offrono opzioni di remote e hybrid work hanno un vantaggio competitivo concreto.
La lezione per le imprese italiane
Per colmare il gap servono due mosse:
- Cultura manageriale: passare dal controllo della presenza alla misurazione dei risultati.
- Strutture e policy: investire in strumenti digitali, sicurezza informatica e spazi condivisi on demand per chi lavora a distanza.
L’Irlanda non è diventata leader per caso: ha combinato infrastrutture, apertura culturale e un mercato del lavoro dinamico. L’Italia, con il suo capitale umano e il suo appeal internazionale, potrebbe fare lo stesso — ma serve la volontà di trasformare la flessibilità da eccezione a standard.