Il lavoro da remoto che parte dai margini e ricostruisce il centro
Da Messina alla Basilicata, da Cesena a Torre del Greco: storie di chi lavora con il mondo, senza uscire dal proprio paese. Una serie live per raccontare il lavoro agile nei luoghi che il lavoro sembrava aver dimenticato.
Cosa succede se un senior developer decide di non trasferirsi a Milano?
Se un consulente di cybersecurity resta a Cesena?
Se un ingegnere software lavora per una multinazionale americana… dalla sua casa a Napoli?
Succede che si apre un mondo. E da quel mondo è nata Remote Workers for Remote Villages — una nuova serie live dedicata a chi ha scelto di lavorare da remoto nei piccoli centri, nei borghi, nei territori che per anni sono stati considerati solo “luoghi da cui scappare”.
Il progetto nasce da un’idea condivisa tra Matteo Cerri (imprenditore, nostro colonnista e investitore in progetti di rigenerazione) e Carlo Daniele (Responsabile Development per Kinsta), due professionisti che lavorano da anni fuori dai centri e che hanno voluto dar voce a chi lavora “da lontano” senza essere affatto ai margini.
La serie è supportata da Kinsta — tra i provider più attenti all’universo WordPress e al mondo developer — e realizzata in collaborazione con tre media partner:
🧭 NOMAG, il “non-magazine” per digital nomad,
🏛 ITS Journal, che racconta il cambiamento nei borghi italiani,
💻 e ovviamente Smart Working Magazine, punto di riferimento per chi crede in un lavoro più flessibile, consapevole e distribuito.
Il pilota: cosa è successo nella prima puntata
Il primo episodio è andato in onda il 29 luglio 2025, in diretta su LinkedIn e Substack.
A prendere la parola sono stati quattro protagonisti che incarnano in modo diverso la sfida (e la bellezza) del lavoro remoto dai territori italiani:
- Piero Aiello, sviluppatore full-stack da Messina, con anni di esperienza su WordPress, WooCommerce e React. Lavora per clienti italiani ed esteri, senza mai aver sentito il bisogno di “emigrare” per trovare lavoro.
- Franco Farnedi, da Cesena, direttore generale di F.technology e fondatore di Hub-Cesena, uno spazio di coworking per freelance e nomadi digitali. Con oltre 37 anni di esperienza nell’ICT, ha spiegato come si possa fare innovazione anche restando stabili.
- Maurizio Argoneto, CTO di Publisys Spa, lavora da Pignola (PZ) coordinando team distribuiti, sviluppando in Java e Python e organizzando eventi tech come ComeToCode. È anche presidente del Pignola Linux Users Group.
- Luigi Teschio, ingegnere software in Automattic, lavora da Torre del Greco per una delle aziende 100% remote più famose al mondo. Si definisce autodidatta e convinto sostenitore della cultura open source e del mentoring gratuito.
Da dove si lavora davvero oggi?
Durante l’incontro, si è parlato sì di tool e pratiche, ma soprattutto di scelte di vita.
Il lavoro da remoto non è solo una modalità tecnica, ma una condizione che ridefinisce la relazione tra lavoro, tempo, relazioni e luogo.
Tra i temi emersi:
- Il ritorno alle origini: in molti casi, il lavoro da remoto è ciò che ha permesso di tornare a casa, senza rinunciare alla propria carriera.
- L’effetto “reattivazione”: chi lavora da remoto in un piccolo centro spesso diventa anche attivatore locale, partecipa a iniziative culturali, crea eventi tech, o apre spazi condivisi.
- La solitudine e l’infrastruttura: connessioni lente, blackout, mancanza di spazi comuni, isolamento sociale… sono ancora problemi reali. Ma superabili — con reti umane prima ancora che digitali.
- Un nuovo tipo di comunità professionale: non più basata solo su geografia o settori, ma su valori comuni e condivisione di risorse. I coworking rurali, le community online, le esperienze di mentoring sono solo alcuni esempi.
Il lavoro remoto, insomma, non è fuga, ma ricostruzione di un equilibrio.
Non è “essere da soli”, ma riprogettare come essere connessi.
La serie continua: dieci appuntamenti da settembre
Dopo la puntata pilota, la serie proseguirà con 10 episodi da settembre a dicembre.
Ogni puntata durerà 45 minuti, sarà trasmessa in diretta su LinkedIn e Substack, e alternerà domande brevi agli ospiti a momenti di confronto con il pubblico.
Il calendario è già fissato:
- 3 settembre – Dove il WiFi arriva prima del treno
- 17 settembre – Imprese senza sede
- 1 ottobre – Lavorare con il mondo, vivere in paese
- 15 ottobre – Global Teams, Local Roots (🇬🇧)
- 29 ottobre – Coworking e comunità nei borghi
- 12 novembre – Rewriting Remote (🇬🇧)
- 26 novembre – La fatica del remoto
- 10 dicembre – Toolkit per freelance e nomadi
- 17 dicembre – Nomadi digitali e borghi resilienti
- 19 dicembre – Dal sogno alla routine
Tre le puntate in inglese, per dare spazio anche a chi dall’estero ha scelto l’Italia come base di lavoro.
Partecipare, proporre, contribuire
Remote Workers for Remote Villages è un esperimento aperto.
Chiunque può candidarsi come ospite o suggerire una storia da raccontare.
Tutti gli aggiornamenti e la registrazione degli episodi sono disponibili su:
www.nomag.world
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Perché il futuro del lavoro non è (solo) smart. È radicato, relazionale e remoto — ma vicino a ciò che conta.