Un’Europa che rallenta
Dopo due anni di aumenti rapidi e imprevedibili, il 2025 segna una svolta: i costi della vita nelle capitali europee crescono solo del 3,6%, il livello più basso dal 2021 e nettamente inferiore al +5% del 2024.
Il Working Abroad Index 2025 di Bunq — che analizza 27 capitali europee più Londra — indica un trend chiaro: l’Europa sta entrando in una fase di maggiore prevedibilità, un elemento essenziale per chi pianifica vita e lavoro oltre confine.
Il costo medio mensile europeo si attesta a 1.644 euro, con dinamiche interne molto differenziate tra Ovest, Est e città “mid-price”.
Capitali costose, ma in lenta stabilizzazione
Londra resta al vertice della classifica delle città più care (3.216 euro/mese), seguita da Amsterdam e Dublino. Ma dietro il dato assoluto si nasconde il fatto più interessante: i costi complessivi di Londra calano dello 0,4%, trainati da un -13,9% delle utenze e da un rallentamento dei rincari degli affitti.
Berlino registra una dinamica simile: -0,6% dopo anni di aumenti costanti.
Per chi lavora da remoto o seleziona hub aziendali flessibili, questi segnali contano:
non siamo davanti a un’inversione di tendenza, ma a un nuovo equilibrio che rende alcune metropoli più gestibili rispetto al biennio precedente.
Est Europa: ancora conveniente, ma la distanza si riduce
Le capitali più economiche rimangono a Est — Bucarest (877 €), Sofia (979 €) e Budapest (1.026 €) — ma i margini si assottigliano.
- Sofia registra +12,5%, la crescita più alta dell’Index.
- Budapest cresce del +9%.
- Zagreb segna un +9,5%.
Non sono più i “bargain paradises” di qualche anno fa: l’effetto combinato di domanda internazionale, remote workers e crescente visibilità sta riallineando i prezzi verso la media europea.
Le città mid-price vincono la partita del 2025
Atene, Vilnius, Riga, Tallinn, Nicosia e Zagreb emergono come ecosistemi stabili, accessibili e affidabili.
Atene, in particolare, consolida la sua posizione: 1.095 €/mese, incrementi minimi, qualità della vita elevata, ottime connessioni e programmi di soggiorno più accessibili.
Per chi lavora da remoto, il 2025 conferma un trend chiaro:
non si cerca più la città più economica, ma quella più sostenibile nel lungo periodo.
Coworking: il vero game changer del 2025
Il dato più sorprendente dell’Index:
i coworking europei costano l’11% in meno rispetto al 2024.
Questo significa due cose:
- Il mercato della flessibilità è maturo.
L’offerta cresce più velocemente della domanda, spingendo gli operatori a ricalibrare i prezzi. - Il lavoro ibrido si normalizza.
Sempre più professionisti oscillano tra casa, coworking e uffici satellitari, aumentando la concorrenza tra spazi.
I prezzi parlano chiaro:
- Budapest: 118 € per una scrivania
- Madrid: 152 €
- Londra: 167 €
- Zagreb: 173 €
Numeri impensabili nel 2023–24.
2025: un anno di riequilibrio
Il mercato non sta “scendendo”: sta smettendo di salire in modo incontrollato.
- Madrid passa da un +25% del 2024 a una lieve diminuzione.
- Helsinki (-2,2%), Berlino (-0,6%) e Londra (-0,3%) segnalano una normalizzazione.
- L’Est continua a crescere, ma in modo meno asimmetrico rispetto al passato.
Per chi lavora da remoto: cosa significa tutto questo
Tre implicazioni chiave:
- Più prevedibilità = più pianificazione.
Chi cambia città può fare stime più realistiche. - Coworking più accessibili = più flessibilità reale.
Non è solo un trend: è un abbassamento strutturale dei costi. - Città mid-price = nuova geografia della produttività.
Il futuro del lavoro da remoto non si giocherà solo nei grandi hub o nelle “città economiche”, ma in contesti che equilibrano costo, qualità della vita e connettività.
L’Europa 2025 è meno estrema, più armonica, e più adatta ai lavoratori ibridi che cercano stabilità senza rinunciare alla mobilità.