Commissioni al 5%: cosa cambia davvero per esercenti e imprese
Dal 1° settembre 2025 il mercato dei buoni pasto in Italia entra in una nuova fase. La riforma, contenuta nell’articolo 36 del ddl Concorrenza, introduce un tetto massimo del 5% alle commissioni applicabili da Edenred, Sodexo, Day e gli altri grandi player agli esercizi commerciali che accettano i ticket. Una misura che non modifica direttamente la vita dei lavoratori – i circa 3,5 milioni che usano i buoni ogni giorno – ma che può cambiare parecchio per bar, ristoranti e supermercati.
Perché il tetto al 5% è una svolta
Finora le commissioni potevano arrivare al 20%, erodendo i margini di chi accettava i buoni e spingendo molti esercenti a rifiutarli. Il nuovo limite punta a riequilibrare il mercato: più sostenibilità per gli esercizi, maggiore diffusione dello strumento, continuità di un benefit che resta centrale nel welfare aziendale.
La norma non è un fulmine a ciel sereno: nel settore pubblico il tetto era già stato introdotto dal 2023. Ora la regola si estende al privato, con un periodo transitorio. I contratti già in essere continueranno a valere fino a fine anno, ma ogni nuovo accordo dovrà rispettare il limite. Le clausole non conformi saranno automaticamente sostituite.
Le voci degli esercenti
Per Fipe-Confcommercio, la misura era ormai “inderogabile”. “Arrivare a pagare il 20% è una soglia inaccettabile – ha spiegato Aldo Mario Cursaro – che mina la sostenibilità di molte attività”.
Anche Fiepet Confesercenti applaude: secondo le stime, il taglio delle commissioni potrebbe portare a un risparmio complessivo fino a 400 milioni di euro l’anno per gli imprenditori del settore. Una vera boccata d’ossigeno in un momento in cui i margini sono già sotto pressione.
La preoccupazione delle società emettitrici
Dall’altra parte, l’Anseb (Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto) mette in guardia: il tetto al 5% significherebbe un aumento di costi per le aziende clienti, stimato in 180 milioni annui. Secondo un’indagine Aidp, il 66% dei direttori HR prevede tagli o rimodulazioni nelle risorse destinate al welfare, con due rischi concreti:
- riduzione di altre voci HR (39% dei casi),
- abbassamento del valore facciale del buono (15%), oggi pari in media a 6,75 euro.
Il nodo del POS multi-emettitore
Un punto tecnico ma cruciale: il 5% dovrebbe includere tutti i costi di gestione, dalla fatturazione alle transazioni. Fipe mette in guardia gli esercenti dall’accettare contratti che prevedono ulteriori commissioni per l’uso dei POS multi-emettitore. Il rischio è che il vantaggio del tetto venga annullato da costi aggiuntivi “fuori campo”.
Un equilibrio ancora da trovare
La riforma nasce per riequilibrare un sistema che negli anni aveva caricato sulle spalle degli esercenti una quota eccessiva dei costi. È probabile, però, che nei prossimi mesi vedremo una negoziazione serrata: tra chi vuole difendere i margini dei locali e chi non vuole scaricare sui lavoratori un benefit più povero.
In mezzo, le aziende che usano i buoni come leva di welfare e retention: se davvero i costi aumenteranno, potrebbero trovarsi davanti a scelte scomode.
La partita è appena cominciata: la sfida sarà trasformare un taglio di commissioni in un vantaggio reale per tutti i soggetti della filiera.