Nel pieno della bella stagione, mentre molti dipendenti cominciano a sognare le vacanze estive, per chi guida una piccola impresa la realtà è spesso molto diversa. Secondo un recente studio di Uswitch, 1 imprenditore su 5 non ha preso nemmeno una settimana di pausa nell’ultimo anno. Un dato allarmante, che dovrebbe farci riflettere anche in Italia sul significato profondo del prendersi cura di sé, del proprio tempo e della propria impresa.
Il lavoro da titolare è un privilegio, certo. Ma è anche un peso. Un peso che troppo spesso ci si carica sulle spalle da soli, convinti che l’unico modo per far funzionare le cose sia essere sempre presenti, controllare tutto, non mollare mai. E così, piano piano, si finisce col sacrificare tutto il resto: riposo, relazioni, benessere mentale.
Il senso di colpa di fermarsi
Secondo l’indagine, il 70% dei titolari di piccole imprese prova un senso di colpa nel prendersi una pausa. Molti continuano a lavorare anche durante le ferie, se mai ne fanno. Perché succede? Perché sentiamo che il nostro valore è legato alla nostra costante operosità. Fermarsi sembra quasi un tradimento verso il progetto in cui crediamo. Ma non lo è.
È proprio questo senso di colpa che va decostruito. Staccare non è abbandonare. È ricaricare. È tornare più lucidi, più creativi, più pronti a gestire le sfide che ogni giorno il lavoro ci propone. Continuare a correre senza pause non è leadership: è rischio di burnout, ed è anche un pericolo per la salute della nostra impresa.
Troppo lavoro, troppo soli
Tra le cause principali di questo fenomeno, c'è sicuramente il carico amministrativo e gestionale. Secondo lo studio, 1 imprenditore su 4 dedica tra le 11 e le 15 ore a settimana solo all’amministrazione. Pagamenti in ritardo, flussi di cassa da monitorare, gestione di fornitori e clienti: tutto pesa, soprattutto quando si è soli o si ha un team ridotto. In molti casi, non ci si ferma perché non c’è nessun altro a cui affidarsi.
Questa è una condizione che conoscono bene molti imprenditori italiani, in particolare quelli alla guida di microimprese e attività locali. Ma è proprio qui che va fatta una riflessione culturale profonda: non possiamo essere tutto per tutti, sempre. Delegare, automatizzare, esternalizzare alcune attività non è una resa. È una strategia per durare nel tempo.
I rischi del burnout
Non si tratta solo di benessere personale. Il burnout ha effetti diretti e misurabili anche sul business. Secondo la Mental Health Foundation, lo stress lavorativo costa alle imprese britanniche 28 miliardi di sterline all’anno. In Italia, il problema è meno quantificato ma altrettanto reale. Un imprenditore stanco, disilluso o in esaurimento non prende buone decisioni. Perde lucidità, motivazione e visione.
In più, continuare a lavorare senza sosta manda anche un messaggio implicito al proprio team: qui non si può respirare. Questo può generare sfiducia, demotivazione e disaffezione. Al contrario, un leader che sa ritagliarsi spazi di pausa e rigenerazione trasmette un modello sano e sostenibile, capace di motivare e ispirare chi lavora con lui.
Come (ri)cominciare a prendersi una pausa
Lo studio Uswitch propone alcune soluzioni pratiche che possono essere adattate anche alla realtà italiana:
- Automatizzare i compiti ripetitivi, specie quelli amministrativi (fatturazione, CRM, e-mail): strumenti digitali oggi esistono, anche a basso costo.
- Delegare e fidarsi del proprio team o di collaboratori esterni, anche solo per brevi periodi.
- Pianificare in anticipo le proprie pause, segnandole in agenda come appuntamenti improrogabili.
- Preparare la propria assenza, impostando risposte automatiche e formando qualcuno a gestire le urgenze.
In alcuni casi, gli imprenditori hanno perfino scelto di prendersi delle vere e proprie “mini-pensioni” – periodi sabbatici dopo la vendita di un’attività – per riprendersi dal logoramento della leadership continua. Ma perché arrivare a tanto? Fermarsi prima, e più spesso, è un atto di intelligenza e cura.
Fermarsi per costruire meglio
In un mondo che corre, fermarsi è quasi un gesto rivoluzionario. Ma è anche un gesto di responsabilità. Perché un’impresa sana nasce da un imprenditore in salute. Non si tratta di lavorare di meno, ma di lavorare meglio. Di capire che il valore non si misura nelle ore accumulate, ma nella qualità dell’energia che ci mettiamo.
Fermarsi non significa perdere terreno. Significa riprendere fiato per fare il prossimo passo con più forza, più visione, più equilibrio.
E allora chiediamoci: quanto vale davvero una pausa?