Il volo più corto del mondo dura 90 secondi, collega due isolette delle Orcadi (Scozia) e resiste ai tagli. È un simbolo: i collegamenti nazionali non spariscono ovunque allo stesso modo, ma il loro peso in Europa si sta riducendo drasticamente. Secondo un’analisi di Cirium riportata dal Corriere della Sera, in vent’anni i voli domestici si sono dimezzati, con una riduzione complessiva dei sedili offerti di circa il 30%.
Se allarghiamo lo sguardo, Eurocontrol, l’agenzia che gestisce i cieli europei, conferma il trend: nel 2024 c’erano circa 1,5 milioni di voli domestici in meno rispetto al picco del 2007. Non un calo improvviso, ma una curva lenta e inesorabile. Il cielo, insomma, si sta svuotando.
Perché?
Le ragioni sono molteplici e intrecciate:
- l’alta velocità ferroviaria che in tratte come Madrid–Barcellona o Milano–Roma ha spazzato via la concorrenza aerea;
- l’ascesa delle low-cost che collegano aeroporti secondari direttamente con l’estero, rendendo superflui i voli nazionali di “feed” verso i grandi hub;
- il fallimento di molte compagnie regionali, che per decenni hanno garantito i collegamenti capillari;
- un crescente flight-shaming, cioè la consapevolezza ambientale che invita a preferire soluzioni più sostenibili;
- e, infine, la vera rivoluzione silenziosa: lo smart working.
Già prima del Covid alcune multinazionali avevano iniziato a spostare online le riunioni non essenziali. La pandemia ha accelerato questo processo: oggi decine di incontri che un tempo giustificavano un Milano–Roma “in giornata” si risolvono con un link su Teams. Un cambiamento che pesa sulle statistiche quasi quanto l’alta velocità.
Europa divisa in due
Il continente, però, non è uniforme. A Nord e al Centro i tagli sono massicci: Germania e Finlandia sfiorano il dimezzamento, l’Irlanda ha ridotto quasi del 78% i voli nazionali, la Francia è scesa di un quarto, il Regno Unito di un terzo. Nei Paesi mediterranei il quadro è diverso: la Spagna resta il primo mercato con 50 milioni di posti (anche se appena +1,5% dal 2005), l’Italia addirittura cresce (+18%), mentre Portogallo e Grecia registrano veri balzi in avanti (+70,9% e +52,1%). Perché? Geografie più frammentate, arcipelaghi, continuità territoriale e un’industria turistica che continua a spingere.
La prospettiva del futuro
Eurocontrol nota che la capacità media degli aerei è salita da 115 a 154 posti, un modo per compensare la riduzione delle frequenze. Ma il tema resta: la domanda di viaggi interni cambia natura. Non più spostamenti di routine, ma viaggi che hanno un valore specifico: ferie, visite familiari, esigenze sociali o collegamenti obbligati con le isole.
Nel frattempo, l’Europa viaggia sempre di più su rotaia. Le linee veloci si moltiplicano, si parla di interoperabilità e biglietti unici, mentre anche le aziende ripensano la mobilità dei propri dipendenti. Non è un caso che l’Unione Europea stia puntando su intermodalità e sostenibilità: voli ridotti dove esistono alternative ferroviarie, aerei concentrati sulle tratte che non hanno sostituti.
E lo smart working?
Non cancellerà la necessità di viaggiare, ma l’ha trasformata. Non ci si sposta più “per dovere”, ma “per scelta”. Un board meeting cruciale? Probabilmente in presenza. L’aggiornamento settimanale? Online. Questo mix riduce la pressione sul sistema aereo e apre spazio a un ripensamento dei trasporti: meno voli, più treni, più equilibrio tra digitale e fisico.
Il cielo europeo non è vuoto, ma sta cambiando pelle. Non è più la rete fitta e onnipresente dei primi anni Duemila: è una trama selettiva, integrata con rotaie e schermi. Per i professionisti che lavorano da remoto, per le aziende che pianificano meeting e spostamenti, per i territori che vogliono restare connessi, il messaggio è chiaro: il futuro dei viaggi sarà fatto di meno aerei, più treni e più smart working.