La notizia è di quelle che smuovono il dibattito: dal 2 febbraio 2026, Adam Mosseri vuole la sua Instagram interamente in ufficio, cinque giorni su cinque. Una decisione netta, contenuta nel memo interno “Building a Winning Culture in 2026”, con cui il capo di Instagram sostiene che la creatività e la collaborazione “sono più forti quando siamo insieme, fisicamente”. È un ritorno a un passato che Big Tech sembrava aver archiviato, e che oggi torna prepotentemente sul tavolo.
Mentre aziende come Amazon hanno reintrodotto l’obbligo totale di presenza e altre — Alphabet, Apple, Microsoft — si sono fermate a tre giorni, Mosseri sceglie la linea più dura. Lo fa in un momento in cui la concorrenza cresce, i cicli di prodotto si accorciano e i team distribuiti rischiano di rallentare decisioni e sperimentazione. Accanto al rientro, infatti, il piano di Instagram prevede meno riunioni, più prototipi, e processi decisionali più rapidi. L’obiettivo è chiarissimo: ridurre la “meeting fatigue” e riportare l’energia sul prodotto.
In Europa, e in particolare in Italia, il quadro è diverso. Secondo l’ONS britannico, oltre un quarto dei lavoratori è stabilmente in modalità ibrida; in Italia i numeri oscillano, ma il trend è simile: il full-remote è diminuito, mentre il modello 2–3 giorni a settimana si è consolidato. Eppure la tensione tra flessibilità e cultura aziendale resta aperta. Le PMI italiane sperimentano ancora difficoltà nell’onboarding dei profili junior, nella manutenzione della cultura condivisa e nella gestione di team che si incrociano poco o mai.
C’è poi un fattore molto concreto: i costi degli uffici. Tra canoni sempre più alti, utility e oneri accessori, un ufficio può pesare enormemente su un bilancio, specialmente per startup e imprese in crescita. Non sorprende che molti preferiscano coworking flessibili, sedi leggere o punti di ritrovo usati solo quando servono davvero.
La domanda, allora, non è se copiare Instagram — scelta del tutto irrealistica per la maggior parte delle imprese italiane — ma come interpretare il messaggio sottostante: qualunque sia il modello prescelto, va progettato con chiarezza. Mosseri non cambia solo il “dove si lavora”, ma soprattutto il “come”: meno gerarchie, meno riunioni, più autonomia, più prototipazione.
E su questo punto, anche una PMI italiana può prendere nota. La lezione non è il ritorno obbligatorio in ufficio: è la ricerca di una cultura di lavoro intenzionale, che rimuova ciò che rallenta e favorisca ciò che crea valore. Nel 2026, la vera scelta strategica non sarà tra remoto e presenza, ma tra modelli di lavoro reattivi o modelli di lavoro realmente progettati per crescere.