Come la natura sta diventando il nuovo punto d’incontro per brand e consumatori
Negli ultimi anni, l’escursionismo non è solo tornato in auge: è diventato un linguaggio comune tra giovani metropolitani, startup innovative e brand lifestyle. La camminata nel bosco, un tempo associata ai soli appassionati di montagna o ai pensionati in cerca di relax, è oggi al centro di un’evoluzione culturale ed economica che sta ridisegnando il modo in cui le aziende costruiscono relazioni autentiche con il proprio pubblico.
Quella che stiamo vivendo non è una semplice moda passeggera. Si tratta di una trasformazione profonda, che intreccia esigenze di benessere psicofisico, desiderio di connessione reale e una nuova estetica del vivere all’aria aperta. E i brand più attenti l’hanno capito.
Dalla città ai sentieri: la nascita delle “tribù outdoor”
Fino a pochi anni fa, le community digitali erano dominate da tematiche legate al fitness urbano: running club, palestra, yoga sui tetti dei palazzi. Oggi invece, sui social si moltiplicano i profili che documentano escursioni collettive, camminate consapevoli, workshop di foraging e ritiri di benessere nella natura. In molte città americane ed europee, stanno nascendo gruppi che organizzano eventi legati al trekking, spesso con una forte componente esperienziale, culturale o femminista.
Un caso emblematico è quello dei club di escursionismo fondati da donne per donne, con l’obiettivo non solo di proporre attività all’aria aperta, ma anche di creare spazi sicuri dove confrontarsi, conoscersi, supportarsi. L’escursionismo si trasforma così in uno strumento di empowerment e inclusione, capace di superare barriere culturali e sociali.
La strategia dei brand: esperienze, non pubblicità
In questo nuovo contesto, le aziende che vogliono connettersi a un pubblico giovane e consapevole devono cambiare approccio. Non basta più sponsorizzare una maratona o distribuire gadget in un centro commerciale. Serve proporre esperienze autentiche, memorabili, capaci di rispecchiare i valori delle community a cui si rivolgono.
Ecco allora che i marchi più attenti iniziano a “scendere dai billboard” per salire sui sentieri. Organizzano escursioni tematiche, collaborano con guide ambientali, partecipano a eventi di foraging o birdwatching, offrono degustazioni di prodotti naturali all’arrivo in vetta. Il tutto con discrezione, lasciando che sia l’esperienza a parlare, non il logo.
Alcuni brand hanno persino sviluppato programmi stabili di affiliazione con i gruppi outdoor, offrendo prodotti in prova, supporto logistico, contenuti multimediali per raccontare le attività. In cambio, ottengono visibilità organica, accesso a un pubblico targetizzato e la possibilità di posizionarsi come alleati autentici di uno stile di vita sano e responsabile.
Dati e impatto: la community come asset
Quello che colpisce di più è l’efficacia di questo approccio. I dati raccolti da diverse startup nel settore dimostrano che i membri attivi delle community outdoor tendono ad avere una fedeltà superiore alla media, un tasso di conversione più alto e una maggiore propensione al passaparola.
In pratica, una camminata in natura può generare un impatto commerciale più duraturo di una campagna digital da decine di migliaia di euro. Questo perché il valore percepito di un’esperienza condivisa, che coinvolge corpo, mente e relazioni, è molto più profondo rispetto a quello di un messaggio promozionale tradizionale.
Molte giovani aziende stanno fondando il loro intero modello di business su questo principio: prima costruiscono la community, poi vendono il prodotto. Oppure, fanno sì che sia la community stessa a co-crearlo, suggerendo miglioramenti, scegliendo materiali, testando i prototipi.
Il futuro: tra ecologia, estetica e identità
L’evoluzione dell’escursionismo come linguaggio culturale è ancora agli inizi. Se da un lato il trend è alimentato da una sensibilità crescente verso la sostenibilità e la salute mentale, dall’altro si nutre anche di una nuova estetica visiva che celebra il contatto con la terra, il minimalismo funzionale, il ritorno all’essenziale.
Non a caso, molti dei brand coinvolti in questo movimento adottano un’estetica “gorpcore” – un mix tra abbigliamento tecnico e fashion urbano – che rispecchia perfettamente il passaggio da una performance orientata all’apparenza a una ricerca di autenticità.
Ciò che conta, oggi, non è tanto scalare la vetta, ma il modo in cui si arriva a condividere il percorso: il dialogo, il silenzio, il respiro. La camminata diventa un atto di presenza, e il brand che sa accompagnarla senza invaderla conquista la fiducia e la stima del suo pubblico.
Un nuovo paradigma di marketing
In un mondo sempre più saturo di contenuti e messaggi pubblicitari, il ritorno alla natura rappresenta anche un ritorno alla relazione. I brand che lo comprendono e agiscono con coerenza stanno costruendo qualcosa di molto più duraturo di una semplice customer base: stanno coltivando appartenenze, alleanze, comunità.
E se il futuro del marketing fosse davvero scritto nei sentieri, tra il fruscio delle foglie e i passi condivisi verso una cima comune?