Riconoscere i propri limiti non è debolezza, è il primo passo verso una leadership più coraggiosa
Anche gli imprenditori e leader più preparati, capaci e visionari possono convivere — in silenzio — con un senso costante di inadeguatezza. Succede più spesso di quanto si creda, soprattutto nelle PMI, dove chi guida l’impresa ha poche occasioni di confronto paritario e porta sulle spalle la doppia identità, personale e professionale, del “capo”.
Risultato? Decisioni prudenti, visione limitata, leadership timida. E una crescita che rallenta.
Come ha spiegato Flora Hamilton, direttrice della Small Business Charter nel Regno Unito, in un recente intervento il punto non è "eliminare" la sindrome dell’impostore, ma riconoscerla, capirla e imparare a gestirla. Solo così un imprenditore può davvero sbloccare la crescita della propria impresa.
Ti senti un impostore? Benvenuto nel club (degli ottimi leader)
Siamo portati a pensare che, man mano che si cresce professionalmente, aumenti anche la fiducia in sé stessi. Ma spesso accade l’opposto. Più responsabilità, più aspettative, più insicurezze.
Secondo alcune ricerche, il 71% dei CEO e il 65% dei top manager ha vissuto sentimenti di autosvalutazione cronica. Tra gli imprenditori, si parla del 62%. Non sono numeri da sottovalutare.
Dubbi sani o sindrome dell’impostore? Non è la stessa cosa
Dubitare di sé è umano. Fa parte del processo di crescita e ci aiuta a non montare la testa.
Ma la sindrome dell’impostore è altro: è la convinzione irrazionale di non meritare i successi ottenuti. È sentirsi “fuori posto”, anche quando i risultati dicono l’opposto.
Succede spesso proprio ai “perfezionisti” e ai più esigenti con sé stessi. Ne ha parlato anche Sheryl Sandberg, ex-COO di Meta, che ha ammesso di aver sempre vissuto con l’idea di dover “dimostrare di meritare di essere lì”.
Come ti blocca, silenziosamente, la sindrome dell’impostore
Nel confronto quotidiano con decine di imprenditori, vedo spesso questi effetti:
- Evitare progetti strategici, per paura di sbagliare
- Temere di non essere “quello giusto”, anche con la fiducia degli altri
- Saltare occasioni di networking, sentendosi a disagio tra pari
- Rinunciare a presentazioni e pitch, anche se sono fondamentali per far crescere l’azienda
- Leggere il feedback come una condanna, e non come una possibilità di miglioramento
- Paragonarsi costantemente agli altri, e uscirne sempre perdenti
Tutti questi comportamenti, se non affrontati, diventano veri e propri freni allo sviluppo dell’impresa.
Ritrovare fiducia: strategie pratiche per chi guida una PMI
Cosa si può fare, concretamente? Alcuni spunti che hanno funzionato per molti:
- Accettare di non sapere tutto: il leader non è un tuttologo, ma un facilitatore. Circondati di chi ne sa più di te in ogni area
- Creare una rete di confronto fidato: mentor, colleghi, gruppi strutturati. Serve qualcuno che ti dica le cose come stanno
- Parlare delle proprie paure: condividerle con le persone giuste le rende affrontabili, non più paralizzanti
- Impostare obiettivi SMART: meglio piccoli successi misurabili, che grandi mete irraggiungibili
- Celebrarsi ogni tanto: anche un progresso minimo è un passo avanti. Non serve sempre salvare il mondo
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Dubitare... e agire lo stesso
La sindrome dell’impostore non è un bug: è un sistema di protezione. Ma va ridimensionata.
I leader migliori non sono quelli che non dubitano mai, ma quelli che imparano ad agire nonostante i dubbi.
Con il giusto supporto e un po’ di allenamento mentale, quella che oggi sembra una fragilità può diventare il tuo miglior alleato per una leadership più autentica, lucida e coraggiosa.
Hai riconosciuto qualcosa di te in queste righe? Bene. È il punto di partenza giusto.
Non devi cambiare tutto, solo iniziare a muoverti con maggiore consapevolezza. E ricordarti che — anche se non si dice — molti dei migliori imprenditori si sentono esattamente come te.
Ma vanno avanti lo stesso. E crescono.