L’evoluzione del lavoro remoto continua a ridisegnare le dinamiche professionali e territoriali. La testimonianza di York Zucchi, imprenditore con 34 anni di esperienza internazionale e oltre 19 Paesi vissuti, offre uno sguardo concreto su come questa trasformazione stia modificando abitudini, priorità e geografie professionali. La sua scelta di trascorrere gli ultimi tre anni in 11 piccoli villaggi italiani non nasce da romanticismo, ma da un’analisi pragmatica di ciò che migliora la qualità di vita e la produttività.
Zucchi sottolinea come il remote working abbia permesso alle organizzazioni di accedere a competenze globali senza costi legati alla presenza fisica. La pandemia ha accelerato questa maturazione: ciò che prima richiedeva incontri di persona è oggi gestito con efficacia attraverso strumenti digitali. La flessibilità, tuttavia, non è solo un’opportunità per le aziende: è un’occasione per i professionisti di scegliere luoghi più coerenti con il proprio benessere, senza compromettere i risultati.
L’esperienza nei borghi italiani mette in luce elementi spesso trascurati nel dibattito sul lavoro da remoto. Connessioni veloci, costi ridotti, ritmi più sostenibili e comunità accoglienti creano un contesto favorevole alla concentrazione e alla creatività. In molte realtà minori, la qualità della vita supera quella dei grandi centri urbani: meno traffico, più interazioni reali, maggiore equilibrio tra vita privata e professionale.
Secondo Zucchi, l’impatto dei lavoratori remoti sui territori non va letto attraverso lo schema della “gentrificazione”. Nella maggior parte dei piccoli comuni italiani il vero rischio non è l’eccesso di domanda, ma l’abbandono: migliaia di case vuote e servizi sottoutilizzati rappresentano un potenziale enorme per nuove forme di residenzialità, anche temporanea. L’arrivo di professionisti porta consumo locale, manutenzione degli immobili e un capitale sociale che dà nuova linfa alle comunità.
Il messaggio chiave è semplice: la scelta del luogo in cui vivere e lavorare è parte integrante della progettazione del proprio percorso professionale. E il remote working, quando gestito con equilibrio, consente di valorizzare territori spesso esclusi dalle traiettorie di sviluppo tradizionali.
Per Zucchi, la vera innovazione non è la possibilità di lavorare da ovunque, ma l’opportunità di ripensare il modo in cui costruiamo la nostra quotidianità: meno vincoli, più qualità, più coerenza. Un invito, rivolto a professionisti e organizzazioni, a considerare la geografia come una leva strategica e non come un limite.
Per ascoltare l'intervista integrale vi invitiamo a visitare il sito di ITS Journal.
Smart Working Magazine è media partner della serie.